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Sullo sfondo del passaggio dal regime borbonico a quello piemontese, le lettere che un padre gesuita invia al fratello, farmacista in Melfi. Partito da Napoli nel 1855 poco più che ventenne, esercita il suo ministero di insegnante e sacerdote in varie città della Spagna, dopo aver rinunciato ai propri beni secondo i precetti della sua religione. Inviato in missione in Argentina, vi rimarrà per quasi trent'anni e sarà amato dal popolo fino alla morte, avvenuta a Cordova nel 1900. Onorato per il suo apostolato, per la dedizione verso gli orfani e i bisognosi, padre Carlucci sarà ricordato come fondatore della comunità dei Giuseppini. La scrittura, non sempre assidua, è il suo legame indissolubile con la famiglia e con la patria: molto è l'interesse per la salute dei suoi cari, per le «domestiche cose», per i fatti politici, e sempre raccomanda preghiere, devozione e prudenza.